Di ritorno in  Bukara da Tashkent,  ottenuto il visto di transito per il Turkmenistan verso l' Iran

Bukara, 31 luglio 2003

Ho ritrovato Volodja in Bukara, ma non era più presso la guest house di Sasha. Si era forse trasferito  perché, come temevo, era sopraggiunto qualche incidente a troncare il rapporto di lavoro, qualche smodatezza di Volodja in stato di ebbrezza?

E' stata la stessa figlia di Sasha, Irina, a consentirmi di contattarlo al telefono.

 Rispetto all'ora d' incontro prestabilita, Volodja mi ha raggiunto anzitempo, per strada, mentre io ero intento a raggiungere anticipatamente la sola banca  di Bukara che sia abilitata a consentire agli stranieri l'acquisto di dollari con la credit card.

E me ne occorrevano ancora almeno altri duecento, di dollari, da salvaguardare per quando raggiunga  l'Iran, ove non posso fare affidamento su alcuna carta di credito occidentale.

No, non era stato licenziato da Sasha, mi ha confidato Volodja, se ne era andato via di comune accordo.

Come nelle favole di scudieri o paggi e di principesse sorelle, anche nelle sue vicende in casa di Sasha c'erano una sorella buona ed una cattiva, ed alla gentile e delicata Irina si contrapponeva una sorella crudele, una dispotica vipera infida, da cui Volodja si era stancato di essere maltrattato.

Ma niente più problemi," pas des problemes", ora che come traduttore dal francese, ed in francese, già era al lavoro presso un'impresa di import-export, da cui percepiva un salario che non era di certo inferiore a quanto egli guadagnava presso Sasha, un mensile di 30.000 sum, l'equivalente di nemmeno una trentina di dollari, una volta e mezzo quanto io vi avessi speso ogni giorno per alloggiarvi

Ed egli era ben più fortunato che suo padre, che lavorava come tecnico presso i pozzi di petrolio di cui doveva sondare la profondità dei giacimenti, o che sua madre, un insegnante, che dall' inizio dell' anno non percepiscono alcun stipendio.

Duecento, trecento dollari, messi da parte , per il biglietto aereo, altri 100 dollari per assicurarsi almeno la sussistenza di un mese- ne dispone ora di una settantina-, e via verso Mosca, appena possibile. Del resto, a dispetto dei proclami di Kharimov, divulgati in ogni luogo pubblico, che l'Uzbekistan sia la terra che Dio ha riservato agli Uzbeki, nella corrispondente affinità di suolo e sangue, andarsene via è la sola libertà che il rapinio soffocante del suo regime ha riservato al "suo" popolo.

" Mais c'est pour ça che l'Uzbekistan n'éclatera jamais".

Ma Volodja non andrà a Mosca per stabilirvisi, vi restertà solo per il tempo che gli occorrerà a racimolare quanto gli basti per poter ritentare la sorte in Francia.

E' in Francia che la sua sorte si è spezzata,  è in Francia che vuole recuperarla.

" Tu mi piaci, gli ho detto, perché sei forte e debole in identica misura, allo stesso tempo".

"Oh, ero forte prima di andare in Francia, ma  non vi ho resistito al vizio, ed il sogno della mia vita vi è finito.".

Sicché tornarvi non è più per Volodja una scelta di vita, è la necessità di cui gravita la sua intera esistenza

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Poi, dalla Labi hauz, ieri ho svoltato verso il quartiere ebraico. Stava chiudendo la sinagoga, ove degli uomini erano ancora intenti alla lettura dei testi  sacri,  di cui si tramandavano l'acquisizione della conoscenza in ebraico del testo originario - delle fotografie espostevi  che mi additava il custode, ricordavano la visita della signora  Madaleine Albright e di Hilary Clinton- .nella scuola aperta della Comunità solo la scritta di ingresso mi ha dato il benvenuto anche in ebraico..

Il bianco e l'azzurro e la stella di Davide dello  Stato d'Israele, ne contrassegnavano i muri e delle bandierine di carta.

Degli aquiloni svettavano quasi invisibili nel cielo di Bukara, sulle case circostanti calcinate di bianco, scintillanti delle pagliuzze mescolate alla malta riscaldata dal sole.

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Stroncata l'insistenza di un  ragazzo che mi si proponeva come guida per ogni evenienza,  mi inoltravo per i taqi, rivisitando la moschea incantevole Maghoki-Attar

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Per 6000 sum una bancarella esponeva una copia in buono stato del volume di dipinti di Usto Momin di cui avevo acquisito per il triplo un esemplare ammalorato a Samarcanda, credendo di avere allora concluso chissà che affare: la affiancava, in vendita per soli 15 dollari,  un volume splendido di miniature che illustravano i poemi  di Nezami.

Ho finito per acquistarli entrambi, e così per affardellarmi  anche del loro peso nel mio viatico attraverso il centro Asia, non  che di quello di  un volume che ho ritrovato in un'altra bancarella,  nel taq dei gioiellieri, che illustrava magnificamente ogni manifestazione artistica del passato remoto e più prossimo del Turkestan, in particolare gli affreschi e le sculture d'epoca preislamica.

Erano, tutti quei  volumi,  dei relitti in svendita dell' industria culturale dell' ex-Unione Sovietica. Intendevo lasciarla a Farhang, una delle due copie delle opere di Usto Momin. Nella ultima e-mail  mi ha scritto che in Teheran espone i suoi acquerelli  dal 5 al 12 agosto: ne sono per lui felice,  ma al tempo stesso ne traggo di che inquietarmi per la sua sorte artistica:  in lui il talento è ancora in boccio e già trepida di emergere. Il che può cagionarne una prematurazione che può pregiudicarlo.

Bukara era particolarmente affascinante nella luce ventosa di ieri, ove in un silenzio più profondo di ogni battitura dei metalli  nelle botteghe, erano immerse le vie e gli slarghi,  i parchi in cui facevo ritorno alla meraviglia inesauribile del  mausoleo semanide, incantevolmente elegante di una sublime e umile grazia nella luce del sole, come una mirabile perla che traluca  dall' acqua sfolgorante di  bellezza, 4ismail.jpg (74870 byte)

 

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erano immersi nel silenzio   bastioni dell' Arg e dello Zindon che ritrovavo chiuso, le casipole circostanti e i giochi in cui i bambini si intrattenevano negli spiazzi sterrati.

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Nello stesso italiano contratto dai miei connazionali, con il quale intendevano obbligarmi a comperare la loro mercanzia, avrebbero finito poi per chiedermi scusa, le bambine  che si erano affollate  a molestarmi nella loro insistenza di fronte alla moschea Mir -i-Arab,  quando vi ho fatto ritorno dopo essermi riavviato dalla piazza  nei paraggi del Seman Park, per visitarvi il kosh rimodernato e in guardabile in cui si fronteggiano la moschea Abdula-i-Khan e Madra-i-Khan, cui ero già pervenuto credendomi fuoristrada in mattinata.

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E solo allora, conciliante, io avei finito per acquistare  berretti ed astucci da una delle loro madri.

Solo l'indomani, oramai era deciso, sarei partito da Bukara verso il Turkmenistan,  dirottandovi il mio accesso a Nukus, per visitare l'antica Konya Urgench,  v'era ancora tempo, dunque, per essere di ritorno a sera  alla moschea Abdul Aziz, e godere nuovamente della bellezza estasiante degli  opali e delle onici  fittizie germinanti  fiori, in cui la pittura aveva trasmutato le muqarnas della moschea d'inverno.

Una donna si è messa la mano sul cuore, per dirmi quanto la toccasse che condividessi la passione ella sua anima per tale musica, quando nel taq-i-Sarrafon, dei cambiavalute, ho acquistato una cassetta di musiche sufi.

La pensione in cui mi ritrovo a scrivere il  mattino seguente,  prima del breakfast,  è la " Labi hauz" accanto a quella di Nazira, la donna sufi altrettanto bella quanto enorme,  alla quale ho tentato invano di sottrarmi. la cogestisce, infatti, con una discrezione ospitale squisitamente gentile.

 

 

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